Le riviste di settore, siano esse cartacee oppure online, rappresentano uno dei pilastri del mondo ludico. Pare strano, ma i giocatori sembrano tanto attirati dal desiderio di parlare di giochi quanto da quello di giocarli... e questo lo so bene, visto che da anni collaboro ad una di queste riviste, Gioconomicon.
Il fatto è che per un appassionato l'atto stesso di giocare può non essere sufficiente. Ci piace analizzare i giochi, comprenderne i meccanismi, avere notizie sulle prossime uscite, leggere di varianti mai provate, perderci in appassionanti resoconti di interminabili partite o anche curiosare nelle vite dei game designer più famosi cercando di capire cosa li ha spinti a scegliere quella strada.
Uno dei primi ricordi della mia vita sono le pile di numeri della cara vecchia Pergioco che uscì nelle edicole dal 1980 al 1984 e che fu il primo esempio di rivista ludica specializzata del nostro Paese. Aiutava il fatto che mio padre fosse uno dei suoi creatori e che mi portasse spesso a casa delle scatole coloratissime piene di segnalini di cartone con strani simboli incisi sopra... e in men che non si dica, mentre i miei coetanei giocavano con He-Man o Big Jim, io mi ritrovavo già sulle colline del Belgio alla conquista della fattoria di La Haye Sainte o impegnato nella strenua difesa del Little Round Top. Ma questa, come si dice, è un'altra storia...
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OK, forse con un'immagine presa da Quarto Potere ho un po' esagerato... |
In particolare, il wargame tridimensionale pare essere il settore ludico che vanta il maggior numero di riviste dedicate, soprattutto cartacee. Il perché è semplice: l'appeal modellistico, la bellezza delle scenografie e la stessa natura del soggetto con le sue mappe di battaglia e il fascino degli articoli uniformologici si presta a questo tipo di supporto.
Provare a farne anche una sommaria panoramica sarebbe impossibile, e francamente piuttosto noioso sia per voi che per me. Preferisco invece parlare di due di loro, prese dal campo del wargame storico, che mi sembra possano rappresentare degnamente due categorie piuttosto diverse di pubblicazioni.
La prima è forse la più famosa, di sicuro una delle più diffuse: Wargames Illustrated. La prima sensazione che si prova quando se ne prende in mano un numero è il desiderio di correre al primo PC disponibile e sottoscrivere un abbonamento, il che la dice lunga sulla qualità generale della pubblicazione.
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Wargames Illustrated: il giornalismo ludico incontra il top del grafica editoriale. |
WI è bella, patinata, elegante. Poi, non appena ci si comincia a porre delle domande sull'effettiva corposità dei contenuti, ci si rende conto di quanto sia SPESSA. Sì, ci sono molte pagine di pubblicità in mezzo (tuttavia, trattandosi sempre di produttori del settore, possiamo considerarlo un ulteriore bonus per gli appassionati), ma gli articoli sono molti, sostanziosi e sempre ottimamente documentati, oltre che corredati da apparati fotografici e cartografici impressionanti. WI trasuda alta professionalità da ogni pagina e anche un "profano" se ne accorge al primo sguardo.
Il punto di forza sono sicuramente gli articoli storici - spesso dedicati ad una particolare tematica per quel determinato numero, ma non mancano mai articoli che trattino di altri argomenti - nei quali il wargame è spesso solo l'esito finale di un'opera di divulgazione davvero lodevole. Il numero sulla Guerra del Peloponneso, ad esempio, conteneva una vera messe di informazioni e analisi storiche su questo cruciale conflitto dell'antichità, mentre gli speciali suddivisi in più numeri sullo sbarco a Gallipoli del 1915 e sulle campagne di Scipione l'Africano in Spagna erano degni di pubblicazioni che esulassero dal mero ambiente ludico.
Segnalo inoltre il fatto che, nonostante la rivista sia di proprietà dei produttori di Flames of War, gli articoli dedicati a questo sistema raramente siano più di un paio per numero e rimangano comunque tutti contrassegnati dalla stessa precisione storica di quelli dedicati ad altri periodi o anche ad altri regolamenti della stessa Seconda Guerra Mondiale, tanto da risultare utili anche per chi come me FoW proprio non riesce a farselo piacere. Una lezione che White Dwarf (certamente non una rivista in senso stretto, quanto una presentazione periodica di nuovi prodotti) dovrebbe forse imparare...
Completano un numero tipo di WI anche report sulle principali convention del settore, uno o due articoli di tecnica modellistica, approfondimenti sulla simulazione di eventi storici (vi avevo già parlato a suo tempo di quello dedicato alla rivisitazione della battaglia di Waterloo), nonché notizie e riflessioni provenienti da alcune personalità illustri della scena wargamistica o da associazioni degne di nota sparsi in tutto il mondo.
Tutto molto bello, ma... ma ci sono delle volte in cui la patinatura e i toni "soft" di WI potrebbero non convincere del tutto il giocatore più smaliziato. Gli articoli tematici talvolta finiscono con l'esagerare nell'estensione dell'ambientazione storica, dandoci solo con uno scenario generico dopo una decina di pagine. Inoltre, buona parte del numero è dedicata ad eventi o a personaggi che non hanno un reale impatto sui giocatori che vivono al di qua della Manica o dell'Oceano Atlantico, lasciandoci un po' a bocca asciutta in quanto al puro e semplice materiale utile da un punto di vista ludico.
Impostazione radicalmente diversa è quella invece di Battlegames, che ha innanzitutto il grande merito di essere disponibile integralmente anche in formato elettronico.
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Battlegames: per molti, ma non per tutti... |
Qui ben poco spazio è dedicato alla divulgazione, le introduzioni storiche ci sono ma la loro brevità presuppone evidentemente che il lettore già conosca almeno a grandi linee l'argomento. Il focus della pubblicazione non è dunque quello di far venir voglia di ricreare gli scontri di un determinato periodo (ossia ciò in cui eccelle WI, che raggiunge vette inarrivabili di "pericolosità" per la salute del mio portafoglio!), quanto fornire spunti di riflessione e consigli pratici per chi già si dedica ad un certo conflitto.
Molto affascinanti sono poi i racconti di giocatori della "Vecchia Scuola" sui propri inizi e sull'evoluzione, passata e futura, dell'hobby, mentre non si può non rimanere impressionati dalla quantità di scenari, varianti, regolamenti gratuiti e nuove idee da applicare subito sul tavolo da gioco che ritroviamo in ogni numero. Non manca una rubrica dedicata (sacrilegio per alcuni fan dello storico!) al fantasy e alla fantascienza, una all'analisi delle nuove linee di tendenza del settore e una alla recensione di nuove miniature e regolamenti.
Tutto, però, dedicato a chi è già addentro a questo mondo, tanto che perfino i divertenti articoli su una "vedova del wargaming" (un po' come la mia dolce metà...) riportano consigli modellistici iperdettagliati, utili per i giocatori più entusiasti! E tuttavia, ho ancora nella mente l'incredibile resoconto della creazione di un mondo, con tanto di lingue e personaggi "storici", redatto da un wargamer che come molti utilizza i regolamenti dedicati al XVIII secolo per creare un'ambientazione fittizia per i propri scontri: nello specifico, la lunga e sanguinosa Guerra di Successione Falteniana.
Peccato che in tutto questo manchi l'approccio grafico di WI, un elemento fondamentale per una rivista. Qui non stiamo parlando solo di belle foto, stiamo parlando di un apparato che supporti degnamente il contenuto degli articoli e che in alcuni casi fa davvero sentire la sua mancanza. Mi spiace, ma la recensione di un nuovo range di miniature risulta molto meno interessante senza qualche immagine a corredo. In aggiunta a ciò, talvolta il livello di dettaglio e francamente di complessità di alcuni articoli può rendere piuttosto difficile "digerire" un intero numero, appesantendolo inutilmente.
Ma allora, quale delle due è la migliore? Tutte e due, tanto che mi sono abbonato ad entrambe! WI è senz'altro più "accessibile" e attraente, oltre a vantare contenuti storiografici precisi e stimolanti, mentre BG soddisfa tutti i desideri del giocatore più consapevole. Si completano perfettamente a vicenda, riprova della complessità e delle mille sfaccettature di questo nostro passatempo.
PS: Forse alcuni si saranno chiesti perché non ho citato quello che attualmente è la pubblicazione italiana di riferimento per il settore, Dadi e Piombo. Non preoccupatevi, non è una dimenticanza. E' una promessa per un prossimo post!