sabato 2 maggio 2009

Giocare il gioco o giocare le regole?

Quando ci apprestiamo ad una nuova partita, magari con un regolamento che conosciamo piuttosto bene, cos’è più importante per noi: cercare di ottenere risultati migliori sfruttando le meccaniche delle regole, oppure tentare di immedesimarci in quello che vediamo sul tavolo allo scopo di carpire lo “spirito” della simulazione? E’ un dilemma tipico del giocatore, soprattutto se esperto, ed ha un’importanza fondamentale, perché sarà alla base del suo comportamento ludico. Il giocatore “regolamentare” o “oggettivo” ha spesso dalla sua una conoscenza quasi maniacale del testo delle regole (ecco perché tenderà a specializzarsi solo in un numero ristretto di titoli), porrà estrema attenzione allo svolgimento della partita, sarà impegnato in una continua attività di calcolo di tutte le variabili in gioco (non di rado lo si scoprirà a mugugnare sottovoce strani mantra come: “Più uno perché ha mosso quel pezzo... Meno due perché occupo quella casella... Più tre per la carta che potrei utilizzare se lui...”). Altra sua caratteristica tipica - e spesso assai fastidiosa per tutti gli altri giocatori - è quella di impiegare tempi biblici prima di effettuare una mossa, impegnato com’è dai suoi calcoli e controcalcoli. Questo tipo di giocatore definirà la vittoria come la somma delle singole decisioni prese nel corso della partita sulla base di un attento apprezzamento delle circostanze, e il vincitore per lui sarà colui che meglio ha saputo sfruttare le regole per ottenere il massimo risultato dai fattori in campo. All’altro estremo, il giocatore “evocativo” o “soggettivo” predilige un approccio meno problematico al gioco e tenderà ad accostarsi ad un numero molto più elevato di titoli, pagando lo scotto di una certa superficialità nella conoscenza dei rispettivi regolamenti. Giocherà anche per vincere, ma il suo scopo essenziale è quello di perdersi nella partita, passare qualche ora senza dover pensare troppo e assumendo un’attitudine più “creativa”. Non è di certo indifferente alle regole, ma ritiene che esse siano strumentali a simulare sul tavolo una data situazione che poi saranno i giocatori a dover ricreare nella sua interezza. Per lui la vittoria arride a chi ha meglio interpretato la partita, ha compreso istintivamente cosa stava accadendo ed ha volto a suo favore la situazione. Spesso, travisando, si ritiene che solo questo secondo tipo di giocatore si diverta veramente. Niente di più falso, perché il gioco è per definizione un’attività puramente volontaria e il giocatore “oggettivo” continua a giocare proprio perché in questa sua continua attività di calcolo trova il proprio godimento intellettuale. Che poi sia sovente un giocatore antipatico o comunque meno “estroverso” di altri è un problema che non lo riguarda, e francamente non riguarda nemmeno il gioco in sé, visto che lo scopo di quest’ultimo è proprio il divertimento condiviso di più persone. Discorso diverso va fatto per i regolamenti. Sì, perché alcuni di essi paiono essere sostanzialmente basati su una pura attività di calcolo di modificatori, consultazione di tabelle e moltiplicatori di situazione; così facendo perdono di vista la realtà che vogliono simulare, perché costringono il giocatore a spostare la sua attenzione dalla situazione sul campo o sul tabellone ai fattori numerici che ne gestiscono lo svolgimento, fattori che per la maggior parte dovrebbero operare in maniera “nascosta” o comunque intuitiva. In conclusione, se un regolamento viene apprezzato sia dai giocatori oggettivi che da quelli soggettivi allora con ogni probabilità sarà un buon regolamento. Sufficientemente evocativo, ma anche complesso quanto basta per non divenire banale.

1 commento:

  1. E dopo un paio di post in cui non mi facevo sentire, eccomi come al solito avvocato del Diavolo a difendere una categoria in cui in effetti mi riconosco, quella del "regolamentare" :D

    A mio avviso SE i giocatori perdessero qualche minuto a leggere le regole prima di giocare, anzichè arrivare bel belli e dire "Non ho letto nulla, non ho preparato la lista dell'esercito, non ho preparato le minie, tanto non ti secca se stò una oretta a prepararmi vero?" Ovviamente poi la lista dell'esercito è molto probabile che contenga errori e strafalcioni, che puntualmente vengono fuori a mezza partita "cosa? Ah non potevo metterne due? Quell'equipaggiamento non può andare a quel pezzo? Quella regola speciale la potevo usare solo una volta?". Ovviamente non è che siano sempre errori a proprio vantaggio, spesso sono a discapito, ma questo non cambia la sostanza.

    Se è vero che è antipatico attendere che un giocatore decida la propria mossa, posso assicurare che è altrettanto antipatico quando uno fa qualche cazzata fotonica (mi si scusi il tecnicismo) e poi dice "ah non lo sapevo, posso rifare?". Ovviamente tu concedi di rifare... e rifare... e rifare...

    Concludo con una doverosa, a mio avviso, distinzione. Prendere le miniature, o dei tasselli, e spostarli facendo dei suoni con la bocca (bum bum, wooooosh, Kablam!) è simpatico, e non servono regole. Quando vado a giocare a un gioco che ha un nome, e per cui qualcuno ha perso tempo a scriverne le regole, credo sia il minimo pretendere che l'avversario le conosca, e che durante il gioco il regolamento si applichi.

    Che poi FUORI dalla partita, si possa decidere di cambiare le regole, di ignorarle, di stravolgerle... beh nulla di male, ma DURANTE il gioco ignorare le regole è barare.

    Sui regolamenti sono il primo (o almeno ho una buona posizione) a dire che dovrebbero perseguire la semplicità, e che il giusto numero di tabelle è 0, proprio per un maggior scorrimento della partita... MA per quanto semplice se i giocatori non fanno il minimo sforzo di impararle 'ste benedette regole... ci saranno sempre inutili perdite di tempo a cercare di capire come funziona, quando bastava perdere qualche minuto prima a leggere con calma.

    Finisco con una considerazione, ovvero che è proprio il giocatore "regolamentare" che esplora spesso giochi diversi e nuovi sistemi, perchè è quello che cambia tra giochi diversi, ed è quello che attira la sua attenzione, mentre alla fine il giocatore che del regolamento se ne frega, gioca sempre allo stesso gioco, un gioco in cui non ci sono regole, non ci sono modi migliori di fare le cose, c'è solo un tizio che se la canta e se la sona...

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