giovedì 19 gennaio 2012

Il distacco dalla realtà... ovvero un post che si scrive da solo...

Volevamo stupirvi con effetti speciali... o meglio col solito lunghissimo post di riflessioni su di un argomento di filosofia ludica: il gioco come creazione di uno spazio terzo, staccato dalla realtà e vincolato ad alcune ritualità che permettevano a loro volta di creare una realtà altra senza alcuna conseguenza pratico-materiale.
In altre parole, le solite disquisizioni sull'Homo Ludens huzinghiano che tanto mi piacciono, magari condite con qualche nostalgico ricordo.
Poi, quando mi sto per mettere alla tastiera per buttare giù questo benedetto post, l'ottimo autore (e soprattutto ottimo amico) Andrea Angiolino se ne esce su Gioconomicon con quest'articolo.
Ecco. Non c'è molto altro da dire. Leggetelo, ve lo consiglio caldamente. Verrete messi a parte della sua esperienza al comando delle armate combinate italo-germaniche alla conquista dell'Africa Settentrionale, quando in un (lungo) pomeriggio lui e i suoi compagni riuscirono a cambiare la storia. E a dare un senso persino ad uno degli aggeggi più ridicoli della seconda guerra mondiale: il nostro "tanketto", meglio conosciuto come "scatola di sardine".

I tanketti italiani. Per darvi un'idea delle dimensioni, raffrontateli alle due figure davanti a loro. E tenete conto che quel "gigantesco" mezzo germanico che vedete alla fine della strada era solo un blindato. Un dannatissimo blindato da ricognizione. Non so se rendo.
Io ho vissuto queste esperienze e proprio loro sono la causa primaria del mio amore per il gioco di simulazione (e probabilmente è per questo che il gioco astratto proprio non riesce a entrare nelle mie corde). Spero per tutti voi che riusciate in futuro o siate già riusciti a provare qualcosa di simile.

2 commenti:

  1. Un bellissimo articolo, del resto di un grande autore.

    I giochi sono belli quando sono d'ausilio al divertimento. La corsa dei tanketti è qualcosa di eccezionale, antistorico ma follemente divertente e assolutamente e tatticamente intelligente, ludicamente parlando!
    Riguardo il discorso in generale sui giochi complessi, pur essendo i giochi storici la mia passione ho una opinione estrema per i giochi di simulazione troppo spinti o complessi o assimilabili a listati di codici per PC-Game. Non me la sento di affrontarli e mi piace pensare che non sempre la complessità o la ricerca del "realismo" genera divertimento. Così come d'altra parte non è detto che la complessità sia equivalente a realismo.
    Il discorso sarebbe un pò lungo e forse molto noioso. o peggio. W il gioco evviva il divertimento. W il wargame!!!

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  2. Io che inizio a snervarmi dopo il primo capitolo di un Regolamento, o di fronte alle prime "eccezioni" alla regola principale o dinanzi ad un eccesso di "modificatori al dado", non potrei mai e poi mai cimentarmi in niente di così "mostruoso". Cavoli!!! Non mi divertirei, farei solo una gran fatica per nulla.
    Però invidio la capacità di padroneggiare e gestire mostruosità del genere.

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