giovedì 3 marzo 2011

Il gioco lento...

Poveretti quelli che mi conoscono. Ora, oltre al mio solito caratteraccio e alle mie cento fisime incrociate, devono sorbirsi una mia nuova passione: i Toscani.

Sì, perché per "colpa" di un caro amico della mia consorte (Cristiano, ti voglio bene!), ho scoperto la gioia del tabacco Kentucky fermentato, avvolto nelle sue stesse foglie in una meravigliosa forma "stortignaccola", senza fasce e sottofasce che gli diano una innaturale forma a tubo. Dopo anni di tentativi mal riusciti con sigari cubani, americani e affini, sono sbarcato in questo nuovo mondo. E non ho alcuna intenzione di andarmene.

Oh, intendiamoci, tutto ciò è dovuto anche ad un certo "ingentilimento" delle miscele del Toscano e alla mia predilezione per i sapori non troppo decisi né "puzzosi". D'altro canto, ho la grande fortuna che il fumo nobile - NON quello delle sigarette incatramate e ripiene di sostanze radioattive - non solo è tollerato in casa, ma anche apprezzato da tutti (tra un po' me li devo litigare col gatto, che gradisce molto i Modigliani... di gusti raffinati, il felide!). Né tale passione mi esime dall'astenermi in presenza di chi non gradisce, perché il buon fumo è prima di tutto civiltà da condividere con gli altri (come per i giochi, la mia collezione di "Toschi" sarà a disposizione di tutti gli amici!), non imposizione da fare agli altri.

Da questi princìpi, pur se neofita del fumo, non transigo.


Giuseppe Garibaldi (1807-1882). Non ha bisogno di alcuna presentazione. L'immagine di lui a cavallo, con l'immancabile sigaro in bocca, è a dir poco iconica. I produttori del Toscano gli hanno dedicato anche un sigaro, leggero e giustamente "da battaglia", che incidentalmente è anche uno dei miei preferiti.

Tuttavia, il "fumo lento" del buon sigaro rigorosamente "ammezzato" alla Garibaldi mi sta regalando grandi soddisfazioni. Un consumo ponderato di poco tabacco, che dura quasi un'ora buona, in pieno rilassamento. E' uno stile di vita, il gusto per i momenti di relax consapevole che - con la giusta moderazione - non fa male alla salute, ma rinvigorisce lo spirito. Un po' come il gioco.

Ecco, il fumo lento come il gioco lento, inteso come attività ludica non nervosamente agonistica, assaporata nei suoi migliori aspetti di socialità, vissuta come esperienza razionale ed emotiva al tempo stesso. Un bel wargame con le sue storie di epico coraggio, una sessione di gioco di ruolo fantasiosa e stimolante, un gestionale che ti spinge ad un ragionamento strategico avveduto... Senza l'isterico assillo dell'attenzione alla regola, della pulsione verso la vittoria ad ogni costo, del giocare contro l'altro piuttosto che con l'altro (elemento per me fondamentale, soprattutto nei giochi a confronto diretto a due).


Il gioco e il fumo... due mondi che si parlano, che discorrono amabilmente l'uno con l'altro. Non fa forse parte del nostro immaginario il "pokerino" tra gli amici (e perché no, più di recente, anche tra le amiche!) avvolto dal fumo dei sigari?

Questo mi riporta in mente l'altro giorno quando, per puro caso, è capitato a me e a mio padre di incontrare un "veterano" del gioco in Italia, un vero creativo e autore di giochi che definire "esperto" è riduttivo. Si parlava dei tempi d'oro, di quei primissimi anni Ottanta suoi e di mio padre, di quel meraviglioso esperimento che fu Pergioco, la prima - e secondo me finora la più riuscita - rivista italiana del settore. Come è cambiato il mondo del gioco da allora!

Certo, è più diffuso. Uscito dagli scantinati degli sparuti negozi specializzati all'epoca esistenti, entrato in tutte le case, con convention che raccolgono migliaia di appassionati. Ma anche un mondo in cui vi è una maggiore specializzazione dei giocatori su due o tre titoli piuttosto che su di un genere, in cui la nascita dei meccanismi del gioco organizzato visto più come promozione commerciale che come momento ludico a sé stante ha portato alla nascita di linguaggi "oscuri" per chi non conosce questo o quel piccolo universo. Una visione del gioco ipercompetitiva, in cui la strategia tende a lasciare il posto alla ricerca del piccolo vantaggio immediato, della combinazione "invincibile", del modo migliore di spendere gli ultimi venti punti rimasti nella lista dell'armata da costruire.

No, non tutti i giocatori ricadono in questa categoria e questo non vuol essere un banale amarcord. Vuole essere molto di più: una dichiarazione di intenti.


Forse non tutti sanno che i sigari fumati dall'immortale personaggio recitato da Clint Eastwood negli altrettanto immortali film di Sergio Leone altro non erano che dei Toscani "ammezzati". Niente male come accompagnamento a una dichiarazione di intenti, eh?

Proprio come le sigarette non le ho mai considerate in vita mia (con tutto il rispetto, ritengo che ci siano vizi molto più appaganti e al tempo stesso meno distruttivi) e sono invece approdato al mondo un po' "casareccio" dei Toscani, allo stesso modo non mi farò catturare dalla logica del "gioco ad ogni costo". Non è il gioco a giocare me, ma io a giocare lui.

Il mio approccio, e lo credo a tal punto da azzardarmi a formulare tutto ciò come un consiglio, sarà sempre quello votato al divertimento rilassato. Se un gioco mi richiede di passare settimane a studiare un regolamento o una army list, spulciando tra forum e siti specializzati, solo per arrivare ad un livello "decente" di abilità nel giocarlo, allora non fa per me.

Gioco non per soddisfare una mia dipendenza, ma per puro diletto. Proprio come faccio con il fumo.

4 commenti:

  1. Guarda, mi eri sembrato anche credibile e convincente fino alla parte in cui disapprovi il passare settimane tra siti e forum: <>
    Non ti conoscessi!!!! :P :P :P :P
    Ciauz

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  2. Ma quanto ti conosco, che già da ieri sera prevedevo questa tua obiezione! Leggi la frase, ho parlato di livello "decente" di abilità. Io passo settimane su siti e forum solo se questo mi garantisce il raggiungimento di un livello SUPERIORE di abilità!
    Se devo studiare solo per essere alla pari degli altri e non per aumentare sensibilmente le mie possibilità di vittoria, che studio a fare? Non ne vale la pena, no? :P

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  3. Su forum e siti puoi passarci tutto il tempo che vuoi, ma per raggiungere un livello superiore di abilità serve la pratica, e questo vale per ogni cosa.

    Per ottenere risultati (e per risultati intendo a un livello non più personale) serve impegno, dedizione e passione. Per la soddisfazione personale basta enormemente meno, e non c'è nulla di male in questo, ma sono due cose diverse.

    Sicuramente si gioca anche per divertirsi, ma personalmente ricordo emozioni molto più forti quando una partita è tesa e i giocatori sono competenti, abili e preparati, che non una partita in cui uno o più giocatori non conoscendo le regole, le meccaniche o per semplice mancanza di concentrazione riducono il gioco un mero allenamento, o a un modo (indubbiamente gradevole) di passare del tempo.
    Allo stesso modo vincere o comunque finire bene una partita (anche arrivando ultimi) fatta con giocatori bravi da più soddisfazione che vincerne mille con giocatori inesperti.

    Nel riferirmi ai risultati non parlo di vincere o perdere, la vittoria è un concetto soggettivo. Spesso spiego giochi a persone che non li hanno mai provati, è ovvio che spesso alla fine della partita vinco, ma che valore ha la vittoria in questo senso? Assolutamente nessuno. In questi casi si fa un investimento, nella speranza che alcuni che hanno appreso il gioco lo imparino a un livello tale da generare delle belle partite, qualcosa che poi si ricordi.

    Prova stessa di questo sono le recenti partite a Diplomacy che hai fatto, hai ottenuto una bella soddisfazione da piazzamenti non eccelsi (sulla carta) fatti giocando con persone esperte, ma credo che simili risultati siano molto più gratificanti che non la sterile vittoria ottenuta giocando con persone alle prime armi.

    Tutto IMHO ovviamente.

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  4. Il problema è proprio che in alcuni giochi sembra necessario "studiare" solo per avvicinarsi a un tavolo! Se non sai l'interazione di determinate unità, sbagli totalmente la composizione dell'esercito, i bonus da acquistare, gli equipaggiamenti... e hai perso ancor prima di cominciare.
    Diplomacy è un caso a parte, quasi un "metagioco", tanto che spesso ci si ritrova a giocare non per vincere ma per arrivare secondi o terzi...
    Ma, sai, io ho sempre considerato il "minmaxing", la ricerca della "combo", l'accumularsi delle abilità speciali in singole unità come degli elementi deleteri per l'"eleganza" del regolamento". E del resto è uno dei motivi per i quali sono refrattario ai tornei, come anche considero gli army list solo come un male necessario.
    Pensa che sto studiando delle regole opzionali per Song of Drums and Shakos al fine di evitare la tendenza che sto vedendo nei tornei dove ci sono squadre composte da due volteggiatori, cinque fucilieri, tre granatieri, due ussari... mi sembrano una barzelletta del tipo: "Ci sono un dragone, un lanciere polacco e un ussaro che entrano in un bar...".
    Però, anche queste sono solo opinioni, ovviamente. So bene che su questo punto le nostre filosofie ludiche divergono nettamente. ^__^

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