Ok, il titolo è un po' provocatorio, ma che volete farci... il mio ascendente scorpione e il mio snobismo di fondo mi spingono inevitabilmente a rompere le scatole e a fare il bastian contrario. Soprattutto, visto il rumore che la questione sta suscitando nel mondo ludico italiano, mi impongono di dire la mia.
La questione inizia qui, da questo articolo del Tempo (che vi prego di leggere, se già non lo avete fatto).
I giochi di ruolo dal vivo assimilati alle risse tra tifosi da stadio. L'attività ludica vista come una sottospecie di satanismo. La figura del master paragonata ad una sorta di arbitro/carabiniere che deve placare i “bassi istinti”. Le armi in lattice considerate come strumenti di offesi atti a provocare ferite, addirittura mortali, nei partecipanti ai live.
Eppure, la stessa giornalista Beatrice Boero - che ora si è tirata addosso l'ira e i peggiori improperi da parte di tutti i giocatori italiani - qualche tempo fa aveva scritto quest'altro articolo in cui parlava in termini tutt'altro che negativi dei giochi e di chi li praticava.
Ma cosa è successo nel frattempo? Cosa le ha fatto cambiare idea, spostandola su posizioni analoghe ai peggiori denigratori della nostra passione?
Se esaminiamo l'articolo placando per un attimo la nostra indignazione, ci rendiamo conto che le peggiori scempiaggini (perchè tali sono) che la Boero ci rifila provengono dall'intervista a due giocatori, Morgana e Franco. Sono loro a suffragare dalla loro posizione di esperti intervistati le accuse fatte al gioco di ruolo dal vivo ed assimilabili nella sostanza a quello del gioco in generale.
Ed è proprio questo che alla fine mi ha spinto a pensare che sì, l'articolo è scritto male, porta avanti dei pregiudizi sbagliati, è inesatto, è odioso... ma che la colpa non è proprio tutta della giornalista, la quale in fondo altro non fa se il suo lavoro (magari un po' male, ma non si può pretendere una preparazione enciclopedica da un'articolista di cronaca bianca chiamata ad occuparsi ogni giorno delle materie più disparate).
Perchè delle due l'una.
O la Boero ha stagliuzzato e riaggiustato le dichiazioni dei due giocatori, e allora i due intervistati dovevano rendersi conto della persona con cui avevano a che fare e stare più attenti a quello che dicevano; oppure le loro risposte sono state rese in maniera veritiera, e allora ci troviamo di fronte ad un caso di rara ingenuità e soprattutto di imperdonabile superficialità (soprattutto da parte di chi partecipa ad un gioco che si chiama In Nomine Satanis... andiamo, non vi viene il sospetto che un'ambientazione con questo titolo possa essere travisata? Non è il caso di tenersi pronti a rispondere a tono ad eventuali domande insidiose?).
Certo, vi è anche una terza ipotesi, ossia che la Boero abbia inventato tutto di sana pianta, interviste comprese, per portare avanti la sua crociata contro i giochi di ruolo dal vivo violenti ed immorali. Però il mio caro amico Ockham e il suo infallibile rasoio mi porterebbero ad escludere tale ipotesi per tre ragioni: primo, una giornalista regolarmente iscritta all'Albo di Roma rischia uno screditamento professionale mica da poco a fare un giochetto del genere; secondo, le risposte paiono molto dettagliate (citano precise somme di denaro e aspetti poco noti a dei “profani”); terzo, alla Boero costava molta meno fatica trovare un paio di giocatori e chiedergli di parlare delle loro attività, piuttosto che inventarsi chissà quali particolari su di un argomento del quale sa poco o nulla.
E dunque qui sta la nostra colpa come giocatori. Quasi un anno fa vi parlai sempre da questo blog della deprecabile tendenza dei giocatori a sentirsi superiori rispetto ai “non giocatori” finendo col creare una ghettizzazione volontaria; ora non posso non lamentare un'altra pessima abitudine, quella della superficialità e dell'improvvisazione.
Noi tutti dobbiamo svegliarci e prendere coscienza che il gioco organizzato - soprattutto quello a maggiore evidenza esterna, come il gioco di ruolo dal vivo - non è più un semplice passatempo per pochi eletti, ma un fenomeno sociale con conseguenze economiche non indifferenti e ormai sotto i riflettori dei media. Non dico che sia necessario un ufficio stampa per ogni singola associazione ludica, ma di sicuro è opportuno che tutto il mondo ludico acquisti questa consapevolezza condivisa: basta ingenuità, siamo persone adulte che praticano uno sport della mente e pertanto le nostre associazioni devono dotarsi di una “professionalità ludica” irreprensibile.
Negli anni scorsi ho sempre avuto la fortuna di far parte di associazioni che adottavano tale approccio, fin dai tempi delle bellissime serate passate ad impersonare in un gioco di ruolo dal vivo un cadetto dell'Accademia della Flotta Stellare per arrivare alla pur faticosa ma sempre esaltante organizzazione dei vari Giocaroma.
La Boero ha certo scritto un pessimo articolo, la foto presente sul sito è stata presa "senza autorizzazione" da un sito scelto a caso (anche se, va detto, non è mai l'autore dell'articolo a scegliere le immagini a corredo), Il Tempo si è indubbiamente comportato in maniera scorretta disabilitando d'autorità i commenti all'articolo stesso e quindi negando il diritto di replica agli interessati (pur se lodevole è stata la pubblicazione oggi di una delle tante lettere inviate alla redazione dalle associazioni ludiche giustamente sul piede di guerra)... però la nostra indignazione – secondo il modesto parere di chi scrive – deve essere indirizzata tanto agli autori di un così rozzo e violento attacco, quanto a quegli appassionati che ancora non si sono resi conto che il gioco è una delle attività più serie a cui possa dedicarsi un essere umano e che non tutto ciò che lo riguarda può essere improvvisato o raffazzonato.
E forse l'unico lato positivo dell'intera vicenda sarà proprio quello di una maggiore coesione tra le diverse realtà ludiche, nata alla luce dell'esigenza di dare una risposta comune e ragionata alla solita valanga di banalità dalla quale siamo stati ricoperti.
Sicuramente "morgana" e "franco" non sono i più furbi del Reame ed è possibile che la signora Beatrice Boero si sia fatta una strana idea intervistandoli.
RispondiEliminaE' anche vero che le calunnie più gravi dell'articolo non vengono certo dalle interviste. E' stata la Boero a scrivere "risse incontrollate" - "i partecipanti usano armi" - "conseguenze mortali" ecc. ecc.
Si e no... leggendo l'articolo mi è sembrato che la Boero utilizzasse le interviste per poi dare una base alle affermazioni più deliranti che tu giustamente citi. Insomma, la meccanica mi è sembrata: devo scrivere un pezzo su una roba che non conosco e gli voglio dare un taglio "inquietante" - intervisto un paio di tizi presi a caso - ammazza, mi hanno detto delle cose fantastiche per far sembrare il gdr dal vivo una pratica diabolica - visto che ci sono, metto su il carico da 11 e sparo a pallettoni! Tutti i punti di questa catena sono colpa della Boero... tutti tranne il secondo che è colpa dei giocatori.
RispondiEliminaOra, anche se questi due non esistessero, le dichiarazioni che hanno fatto sono perfettamente compatibili con molti che gravitano nel nostro ambiente... molti, a fronte di un'intervista del genere, avrebbero comunque risposto in maniera analoga. E questo è quello che deve cambiare.